Chi ha preparato il test di "Competenze Digitali" per il concorsone?
Sono domande inutili, discriminatorie, scritte con linguaggio improprio, con numerosi errori e quasi nulla hanno a che fare con la valutazione del grado di "cultura digitale" dei candidati.
Chi ha preparato il test ha dimostrato di avere di avere scarsa cultura digitale, come è stato possibile che gli sia stata affidata la preparazione di un test per valutare quella degli altri?
Veniamo ai numeri. Su 490 domande:
L'autore (gli autori) sembrano ignorare la differenza fra il Web e Internet, fra insieme e sequenza, però sa/sanno perfettamente premere il tasto F5. Non sanno cosa sia il software libero/open source. (Sembra si tratti di persone anziane, nelle risposte compare RPGII, un linguaggio degli anni 70, e questioni relative a modem per la linea commutata, quelli che fischiettavano come i fax negli anni 80-90).
Ho riletto le domande. Le sole che hanno senso per valutare il grado di "competenze digitali" sono ben poche, si contano sulle dita delle mani. Che aridità e ignoranza dimostrano queste domande. Sembra che le "competenze digitali" corrispondano al "saper usare un computer", anzi uno specifico tipo di computer, con uno specifico sistema operativo e specifiche applicazioni.
Mi domando dove al Ministero della "Istruzione" possano aver trovato simili "esperti". Io spero che in pochi all'estero sappiano leggere la lingua Italiana, queste domande sono una sputtanata al pari dei neutrini nei tunnel.
Ma sono queste le competenze digitali che vogliamo abbiano i docenti della scuola, sono queste che dovrebbero avere anche i professori di latino, quelli di geografia, di filosofia o scienze?
Non sono solo distruttivo, ho preparato anche il mio elenco di domande. Sentite come suonano diversamente:
A domande come queste può rispondere chiunque, non importa se usa un sistema operativo o un altro. Questi sono concetti, cultura. Sono termini che potete trovare nei giornali o navigando il web. Queste idee fanno parte del "vivere digitale". E' giusto che il concetto di blog sia patrimonio culturale di un professore di Filosofia. Tanti prof. di Filosofia hanno blog personali interessantissimi.
Dalla qualità della selezione del personale docente deriva la qualità della scuola e di conseguenza il grado di cultura delle future generazioni. E' inutile fare manovre e manovrine se poi si butta via la vera ricchezza del paese.
Caro Ministero, questa è una pubblica vergogna, spero che vi si ponga rimedio immediatamente.
Bologna, 02 dicembre 2012.
Renzo Davoli, professore associato di Informatica, Università di Bologna.
(Copyright 2012 Renzo Davoli. Rilasciato con licenza "Verbatim Copying".)